«C’è una maschera per la famiglia, una per la società, una per il lavoro. E quando stai solo, resti nessuno» Luigi Pirandello.

Ogni giorno ci colleghiamo ai social network e diamo dei like, o reagiamo in altri modi, ai post dei nostri amici e conoscenti e alle pagine che seguiamo. Pensate come sarebbe se potessimo fare qualcosa del genere nel mondo che ci circonda tutto il giorno, per strada, al lavoro, a scuola, ovunque grazie ad un'app che ci permette di dare un voto da 1 a 5 cuori a tutti quelli con cui abbiamo delle interazioni. Pensate se quel voto medio diventasse un mezzo per selezionare e ovviamente discriminare le persone. Se, insomma, ogni nostra attività quotidiana fosse soggetta al giudizio del prossimo e tale giudizio fosse la chiave per accedere a servizi e in generale per identificare il nostro status sociale. In un mondo fatto così saremmo costretti, ancora di più a indossare continuamente delle maschere, per essere accettati e per avere una valutazione aggiuntiva. Nessuno più sarà se stesso. Con questo testo, interamente scritto e pensato dai ragazzi, abbiamo riflettuto sul tema dell’apparenza collegato ai social media. Abbiamo cercato di capire come essere più volti che maschere.